domenica 11 dicembre 2011

Giù le mani da Smallville


Care lettrici e lettori, vagnone e vagnoni, candidate e candidati: vi scrivo questa volta sommessamente, in punta di penna. Ho saputo infatti che questi miei scritti auspicabilmente umoristici e talvolta satirici in cui vengono descritte le vicende del luogo immaginario chiamato Smallville vengono utilizzate da persone reali appartenenti al piccolo mondo della città di Lecce per sostenere che in questa saga via blog si fanno riferimenti fin troppo chiari a fatti e vicende realmente esistenti nella suddetta capitale del barocco. Ciò è impreciso.

Non perché non possano esserci  coincidenze o sovrapposizioni tra Smallville e Lecce, o tra personaggi inventati e personaggi reali: questo è possibile ma non costituisce alcuna prova di un tentativo deliberato di entrare nel merito delle vicende del mondo reale. L'immaginazione parte sempre dalla realtà: senza il mondo che chi scrive vive non sarebbe possibile alcuna visione di altri mondi. Tirare la corda della realtà percepita e lavorare per sviluppare all'estremo le possibilità narrative di uno spunto di cronaca fa parte delle regole del gioco della satira. Non mi appello alla libertà di stampa o ad altri baluardi della coscienza filosofica occidentale. Mi appello semplicemente al buon senso. Per cui, care candidate sindaco e cari candidati sindaco, non scassate troppo gli zebedei: se vi va ingoiatevi la mia saga come fosse un fasularo gallipolino pronto a mangiarsi (e a sparire in un attimo) oppure rifiutatela come un turcinieddhru avariato. Ma non dite che dietro al tale personaggio c'è di sicuro questo o quell'attore politico.
Nessuno scrittore satirico prende la realtà e la riproduce come tale: vi è sempre un'autonomia della narrazione, che si interessa solo in minima parte alle ricadute dei motti di spirito sulla realtà “vera”. Ma qualcuno potrebbe anche riconoscersi in questo o in quel personaggio, in questo o in quel partito.

Lo scrittore non può impedire l'identificazione del lettore. Viene inoltre il sospetto che se un politico si riconosce in un personaggio sia per un motivo molto semplice: perché riconosce effettivamente se stesso nei tratti del personaggio di fantasia, nel suo eloquio, nel suo comportamento.
Non si può impedire che la realtà si riformi nella fantasia. Giù le mani da chi  scrive con la fantasia. E un po' di senso della misura, e possibilmente dell'umorismo.

Saluti stralentini.