lunedì 26 settembre 2011

La data delle Primarie

Insomma, Chicchi Demòni (il commercialista internazionale e campione di burraco creduto il candidato perfetto del centrosinistra da una parte del centrosinistra) traccheggiava. Veramente diceva no sonori a ogni principiar d'intervista, e quindi quasi tutti dicevano: “Maddai, lasciatelo stare il Chicchi, che non ci ha nessuna voglia di competere per la prima poltrona di Smallville”.
Eppure qualcuno seguitava a sussurrare: “Invece no, fate che gli telefoni Abele Cuoredoro, il Governatore, e vedrete che quello ci sta. Ci sta eccome”. Infine, il titubante Demòni passò, forse momentaneamente, in secondo piano. Il Partito del Lavoro Complesso era in piena festa provinciale, ma nessun dibattito entrava nel merito della scelta del sindaco, fatto che invece riempiva ogni spazio conversativo personale dei militanti e simpatizzanti, arrivando a saturare anche lo spazio tra le fettine di cavallo e il pane, addentati dopo che i nomi di possibili candidati erano stati inseriti nei panini sotto forma di pizzinni di sfoglia di turcinieddhi.

D'altronde ormai non si poteva più tergiversare. Addirittura i partitini del centrosinistra si erano stufati, e avevano partorito dopo terrificanti riunioni via Facebook una specie di regolamento e addiritturissima Topazio Trillo, capoccia dell'Italia di Tonino, si era spinta a fissare possibili date per le primarie: il 2 novembre, l'8 dicembre, il 25 o il 26 dicembre, il 31 dicembre. O al massimo il 1 gennaio 2012, chiedendo una deroga al Presidente Napolitano. Prendere o lasciare. Frate Mastinu, il segretario provinciale del Partito del Lavoro Complesso, si mise a rimuginare così a fondo sul problema che lo trovarono quattro giorni dopo chiuso in uno sgabuzzino del Partito con gli occhi fuori dalle orbite e un pennarello in mano, con cui aveva riempito le pareti di una scrittura algebrica di difficile comprensione, ispirata alle profezie astronomiche maya relative all'anno 2012. Quando lo psichiatra del partito, prof. Gianni Turriggi, gli fece notare che le primarie, per quanto ritardate, si sarebbero svolte nel 2011, Mastinu chiese un piatto di papaverina e, dopo averlo temperato con una dose sumo di fave e cicoria, lo ingurgitò e dormì fino al 2019, anno in cui Smallville divenne capitale europea della pizzica di rito ortodosso. Prima di crollare nel sonno, Mastinu ebbe la presenza di spirito di convocare via Twitter una riunione della Commissione Data del Tavolo del Centrosinistra, ma a tutt'oggi la riunione si deve ancora svolgere quindi non possiamo rendicontarne.

Su un altro fronte, Abelarda Semprevispa aveva messo il turbo alla sua gioiosa macchina da guerra etno-terrona, e aveva ospitato nel suo tabacchificio/masseria tutti i principali leader etno-terroni del mondo, tra cui Jerry Fischietto dei Pinguini Argentini, Elio Lava degli Indipendentisti Catanesi e Arturo Crosta del Partito Secessionista Altamurano. Oltre, inutile dirlo, all'ispirato Francesco Patacca, capo di TeleMiAmo e del Movimento Stralento Immanente. Sotto gli occhi commossi di Donna Abelarda, il giovanissimo tycoon ebbe parole di rara ispirazione per segnare il passaggio semiotico alla fase 2 della sua campagna. Come sappiamo, qualche giorno addietro il Patacca aveva ricevuto da San Giuseppe da Copertino il dono della super-stralentinità: ora viveva per salvare stralentini in stato di bisogno in qualunque angolo di mondo si trovassero. Quando indossava la sua tuta in impenetrabile fibra di turcineddhu un solo grido di entusiasmo voleva per tutto lo Stralento: “E' un uccello? E' un aereo? No, è Supersano”. I cappelli dei cafoni dell'agro stralentino finivano in aria, e i tappi del miero li seguivano.
 Ma ora, di fronte a Donna Abelarda e ai suoi convitati, Patacca era sempre Patacca, anzi, nella sua versione più popolare e azzimata: “Stralentini – proferì rapito - sappiate che questa notte San Giuseppe da Copertino mi è apparso in sogno, e mi ha indicato la nuova via. Non ci chiameremo più Movimento Regione Stralento, bensì Movimento Regione Puglia-Stralento. Non esiste infatti l'Emilia Romagna? Il Friuli Venezia Giulia? La Valle d'Aosta? La Milano Sanremo? Il Quartetto Cetra? E chi siamo noi per non avere un secondo cognome? I figli della serva? Ecco qua. Da oggi saremo Puglia-Stralento. Al lavoro miei prodi, al lavoro”. I 22 spettatori dell'hotel Ozpetek di Smallville scattarono in piedi come un sol uomo, si abbracciarono e giurarono fragorosamente la propria fedeltà a Patacca. Ma quello, grazie al super-udito, aveva intercettato la voce di uno stralentino in difficoltà: era Pasquale Ciccio, un broker quarantenne fuggito a Kovalam Beach nello stato indiano del Kerala per evitare le attenzioni del fisco italiano. A Patacca non era sfuggito il lamento di Ciccio, a cui avevano appena fregato una ciabatta infradito proprio sulla battagia.
 I supporter volevano intanto portare Patacca in trionfo dopo il suo discorso, ma dietro il pulpito del comizio trovarono solo la sua cravatta. Nell'aria del palco si spargeva fragrante il profumo inconfondibile della fibra di turcinieddhi.

domenica 18 settembre 2011

Un super-eroe per Lu Stralentu?

Compadres, qui si batte la fiacca. Lo so. So che l’estate è finita, che i luoghi di lavoro stanno ripopolandosi, le scuole pullulano di bulli eccitati ansiosi di tormentare adolescenti introversi e ipersensibili, l’università dello Stralento attende col fiato sospeso di capire se il nuovo statuto è imperfetto solo dal punto di vista formale o piuttosto sostanziale, la segreteria telefonica della Opel di Smallville continua a dire che gli uffici aprono alle 16,30, ma alle 16 già gli impiegati scalpitano e lucidano le stilografiche per i contratti di vendita. Insomma, l’autunno è cominciato.
 Il tempo atmosferico e Giove Pluvio non sembrano però essersene accorti, e i fasulari crescono spontanei nei piatti di carta della Maruzzella di Montagna Spaccata e i ricci si moltiplicano per partenogenesi nelle cuccume di Cucumula.
 Il vostro cronista vegeta malamente, e come già detto, batte la fiacca.
 Una volta ho letto un verso che diceva più o meno: “(…) e se non c’è traccia di vento/ allora tocca soffiare nelle vele fino a svenire/ fino a far muovere la barca verso il nostro desìo”. Così dunque mi metto a scrivere e a raccontare. Solo con ciò che resta di aria nei miei stanchi polmoni.

 C’erano una volta le primarie del centrosinistra. Come si sa si attendeva un candidato scelto dalle segreterie di partito che mettesse d’accordo tutti, da Abele Cuoredoro di Sinistra, Filantropia e Preveggenza a Stanislawski dei Cattolici Antifilobus. Tutti parlavano di Chicchi Demòni, uno dei giocatori di burraco più temuti del mondo e possessore di uno studio commercialistico a cui si rivolgevano le più ricche famiglie della Terra e anche qualche sabippode. Ma Chicchi faceva orecchie da mercante. Bel problema. Intanto in campo c’era solo Eugenio Bellidee, giovane uomo di buon senso e di programma. Ma lui non era del Partito del Lavoro Complesso, nonostante il segretario regionale Equo Solidale lo ritenesse una risorsa o al limite un utile aperitivo alla Vera Scelta del Candidato Ideale. Topazio Trillo, segretario dell’Italia di Tonino, aveva chiesto a De Magistris di dimettersi da sindaco di Napoli e di cimentarsi a Smallville, ma aveva ricevuto un gentile diniego da un coro di sacchi della mondezza diretti dall’Antoniano di Napoli (sezione distaccata dell’Antoniano di Bologna, recentemente ribattezzato il Tonino di Bologna).
 I 16 responsabili del Partito dei Sopravvissuti giuravano eterna fedeltà a chiunque avesse vinto le primarie, salvo precisare in un nugolo di colloqui privati che secondo loro le primarie andavano bene per i cercopitechi e non per gli homines sapientes.
 Il solito fetente casino. Ancora un mese di questo andazzo e il centrosinistra avrebbe matematicamente consegnato il Comune a un centrodestra spossato ed esausto, ma pur sempre gagliardo nel suo proporre 360 notti bianche per il 2012, escludendo 5 notti per consentire ai turisti di bere nella loro stanza di bed&breakfast il devastante succo di turcinieddhi messo a disposizione gratuitamente dall’amministrazione comunale, accompagnato da una ininterrotta serie di romanze di Tito Schipa junior junior, diffuse nottetempo dall’Osservatorio Antimeduse del prof. Ferdinando Poerio, noto melomane e burlone.

 Ma non tutto era abiezione e disagio, così come sembrava nel centrosinistra e nel centrodestra, di cui non diremo niente perché non c’è niente da dire. Qualcosa di nuovo era nell’aria, ed è evidente che l’innovazione prendeva spunto da quella zona grigia e anzi marroncina che aleggiava intorno al progetto Stralento Immanente. Francesco Patacca, editore di TeleMiAmo, aveva da poco regalato a Bruno Bestia del Canale 1 della Rai il proprio miglior soggetto, il direttore di TeleMiAmoNews Giustino Precoce, in cambio di due puntate intitolate “Il sogno della Regione Stralento” trasmesse da Canale 1 sostituendo la messa della domenica. Nel ruolo di direttore di TeleMiAmo era ora la volta di Ezio Sprizzo, cresciuto nelle fila della Gioventù Complessa e capace di mediazioni sorprendenti nella confezione dei servizi, che gli erano già valsi il premio Campiello e una bottiglia di Amaro del Capo impreziosita da essenze di cicorielle di Casa Rano. Tutti attendevano le novità di Sprizzo e le eventuali richieste di attenzione da parte di Francesco Patacca, patron di TeleMiAmo ma anche ciambellano della Regione Stralento. Invece non successe niente. O meglio. Successero cose importanti ma segrete. Talmente segrete che le sapeva solo Francesco Patacca. E San Giuseppe da Copertino. In rapida sintesi la sequenza: San Giuseppe, infastidito dalla lentezza organizzativa di Patacca, aveva pensato di velocizzare il processo. “Patacca” – disse stentoreo San Giuseppe manifestandosi all’improvviso nel bilocale/bunker sotto la redazione di TeleMiAmo – “Patacca, bevi dunque questa coppa che ti porgo, se vuoi salva la vita e la tesi di laurea in Antropologia di te stesso. Tracanna, Patacca”. Quello non voleva. Ma poi bevve. “Cos’è?” – chiese infine Patacca al santo, dimostrando anzi di aver gradito la bevanda. “Essenza stralentina. Con un bicchiere alla settimana ti sentirai…” “Super-sano. Mi sento supersano” – proruppe Patacca sentendo crescere dentro di sé muscoli e genio.
 “Così sia” – chiosò San Giuseppe – “Da questo momento io ti ribattezzo Supersano, l’eroe dello Stralento.
 Vai dunque Patacca, e consegna al tuo signore il Comune di Smallville”. Ma quello era già volato via dalla finestra, cercando stralentini da salvare nel mondo periglioso della globalizzazione e della Taranta