domenica 5 giugno 2011

Il sacrificio di Pablo Pasticca

“Insomma” - disse tra sé Protagora Quadro, rappresentante istituzionale del Partito del Lavoro Complesso in seno al Consiglio comunale di Smallville, assaporando il primo pasticciotto della giornata - “Qui non si batte chiodo. La campagna elettorale per il nuovo sindaco sta per partire e nessuno mi ha ancora proposto di ricandidarmi. Che vorrà dire?”

Era in effetti assai strano che nessuno fosse accorso a incoronare sul campo un uomo politico di così evidente talento, capace di emergere dalle primarie del centrosinistra di cinque anni prima scavalcando inaspettatamente Fiona Mastinu, che prima di diventare un pezzo da ottantacinque della giunta regionale e del Partito del Lavoro Complesso era stata esponente di punta del Carciofino, formazione post-democristianissima. Che Protagora Quadro avesse superato la tosta Mastinu alle primarie pare fosse dovuto ai buoni uffici anti-Mastinu di Yanez Webtv, impreditore figlio di Don Ciccio Webtv, capace di spedire a votare per Quadro 34 armadilli, 876 panda e 99 posse tutti con regolare certificato di nazionalità stralentina e tutti appartenenti allo zoo creato dal leggendario Don Ciccio Webtv nelle campagne di Perendugno. All'epoca Fiona Mastinu si astenne dal denunciare i brogli perché temeva la reazione rabbiosa della Lega per i Diritti di Voto agli Animali in Via di Estinzione, associazione molto potente tra le mura dei condomini della 167 di Smallville.

Anche grazie agli armadilli, ai panda e alle posse Protagora Quadro era diventato il candidato sindaco di Smallville e, dopo una campagna elettorale piuttosto confusa e pallosissima, fu capace di beccarle nei denti da Alvaro Giovinotto, rockabilly locale voluto dal Freddo di Maglie, il capo del Partito Populista. Dopo la sconfitta, erano seguiti cinque anni di opposizione tropicalista, fatta di spremute di turcinieddhi e di anice stralentino; un'opposizione talmente reattiva e grintosa da meritarsi su un quotidiano locale la seguente similitudine: “(…) l'opposizione nel Consiglio comunale ricorda uno scolapasta gettato nelle sabbie mobili”.

Eppure Protagora Quadro continuava a non spiegarsi come mai nessuno – forse nemmeno nel suo partito – avesse pensato a ricandidarlo. Non era d'altronde l'unico a soffrire di questa sindrome, poi definita “sindrome del funzionario incompreso”(S.F.I). Lo psicanalista lacaniano Recalcati aveva da poco dedicato alla S.F.I. un importante saggio (L'ingranaggio scattariciato, 2011), che si concludeva con la prospettiva di sottoporre gli affetti da S.F.I. a lavori artigianali e a lunghe sessioni di burraco, sottraendoli al loro melanconico (e per essi incomprensibile) tramonto politico.

D'altronde l'incomprensione era propria di molti esponenti di quel partito, che si fronteggiavano come bande rivali nella Firenze dantesca o nel Paleolitico Superiore. Ma ormai la S.F.I. era sulle bocche di tutti, e i dirigenti del Partito del Lavoro Complesso, pur desiderando tutti intimamente il bene della società e profonde riforme di struttura, mettevano al primo punto della loro giornata politica la maldicenza e la disintegrazione della fazione avversa.

Mettevano insieme tavoli e salotti per discutere con gli altri partiti della coalizione di centrosinistra il programma e i candidati, ma poi si inventavano possibili alleanze con i cattolici moderati o persino con Abelarda Semprevispa del Partito IoSì (e tu non so) giusto per rendere più difficile la vita a chi, nel loro stesso partito, avrebbe trovato logico rimanere nel centrosinistra e far scegliere agli elettori il candidato sindaco attraverso le primarie.

Venne il giorno in cui anche i capi-tribù ammisero i propri deficit e si espressero a grande maggioranza sulla diagnosi. Si trattava di malocchio stralentino dei più pervicaci. Occorreva agire subito e in profondità. Venne interpellato Don Juan Pipadehierro, sciamano radical-chic e giurista di razza, per un consulto. “Ma che consulto e consulto!” - sbottò il vegliardo hidalgo -

“qui bisogna intervenire con un rito di massa e un sacrificio umano. Procuratemi un giovane scapolo del Partito e una linea wi-fi”. Frate Mastinu, segretario locale del Partito del Lavoro Complesso e noto eremita, alla fine esaudì i desideri di Don Juan il quale, soddisfatto, diede appuntamento a tutti i membri della Direzione del partito presso un menhir di Giuggianello, ad un'ora molto tarda. La luna brillava nel cielo stralentino, e la scena era suggestiva: Don Juan, abbigliato come un sacerdote messapico, recitava lentamente la Costituzione, accompagnato dalla Direzione del Partito. Protagora Quadro avrebbe preferito un paio di strofe dell'inno nazionale tanto per far prima, ma la sua proposta suscitò il disprezzo di Pipadehierro. All'articolo 84 era tutto finito, proprio mentre albeggiava. A quel punto Don Juan fece un cenno a Frate Mastinu, che trascinò con sé un giovanotto. Era costui Pablo Pasticca, cocalero colombiano emigrato in Italia e divenuto brillante organizzatore politico-culturale dopo che Don Ciotti, a cui Pasticca aveva per sbaglio pestato un piede in un autobus di Torino, lo aveva riempito di sganassoni e di male parole. Pasticca aveva avuto la sua illuminazione, ed era diventato uno dei più fedeli collaboratori di Don Ciotti.

“Eccoti il giovane che hai chiesto al Partito” - disse Frate Mastinu con voce commossa.

“Azionate il wi-fi” - rispose Don Juan fissando il Pasticca con un certo disgusto.

“Aprite la pagina del suo profilo Facebook”. Pasticca cominciò a sudare. “Ora, nostra giovine promessa, serve il tuo sacrificio per il nostro Partito. Cancella una a una tutta le cazzate che hai postato sul tuo profilo dal 2008 ad oggi”. Pasticca impallidì. Poi ebbe una crisi epilettica. Poi si appellò al secondo emendamento, ma sbagliò citazione e Pipadehierro lo fulminò con lo sguardo. Infine, piangendo, obbedì.

Il suo profilo, quando ormai il sole splendeva in Giuggianello, era limpido e bianco come il pavimento dell'ospedale di Gagliano del Capo.

Il rito era terminato. Ora il Partito poteva sperare in un futuro migliore. Si abbracciarono tutti, chi piangendo chi mangiando pasticciotti Obama. Solo Equo Solidale, il segretario regionale del Partito, stava appartato. Si avvicinò silenzioso a Don Juan e sbirciò la copia della Costituzione testè recitata, perché il fatto che l'ultimo articolo fosse il numero 84 lo aveva insospettito. Ebbe un sussulto e insieme una tragica conferma: Pipadehierro non aveva recitato la Costituzione, ma lo Statuto Albertino.

Sullo sfondo si sentivano gli echi della voce dimessa di Pablo Pasticca. “E pensare – si lamentava – che non sono mai stato iscritto al Partito”.