lunedì 20 giugno 2011

Le fabbriche di Abele e l'onore stralentino

Nell'episodio precedente abbiamo lasciato il Freddo di Maglie, il capo del Partito Populista stralentino, accarezzare l'idea di usare Rocco Siffredi nella prossima campagna elettorale per il sindaco di Smallville. La vicenda conoscerà naturalmente degli sviluppi succulenti su cui non mancheremo di informarvi.
Nel frattempo però nuove evidenze e nuovi eventi bussavano alle porte della nostra bella città. Fatti politici di primaria importanza stavano prendendo forma prima della sospirata pausa estiva (inizio luglio-10 settembre, come nella miglior tradizione tropicalista stralentina).
Vi era stato un clamoroso esito referendario che seguiva il successo del centrosinistra in alcune città importanti, e i candidati di Sinistra, filantropia e preveggenza – il partito di Abele Cuoredoro, presidente della regione di Smallville – erano andati benissimo. Le quotazioni di Cuoredoro erano risalite, e l'uomo che aveva sconfitto il Freddo di Maglie fremeva per competere con il segretario nazionale del Partito del Lavoro Complesso, Piacenzo Bonaccia, nella sfida delle primarie del centrosinistra. Ma l'intero establishment del PLC titubava, e tutti dicevano che sì, naturalmente le primarie si sarebbero fatte, ma per intanto era meglio aspetticchiare, ché tanto il guru di Arcore si stava dando la zappa sui piedi da solo e il clima di opinione stava prendendo una piega centrosinistrica. Per cui stesse manzo, il Cuoredoro, e non scassasse troppo la minchia con i suoi discorsi strappacore che talvolta facevano grattare i dirigenti del Partito del Lavoro Complesso vicino alla tasca dove trillava l'I-phone.
Ma Abele non demordeva. Di notte preparava piani di guerra con Lapo Lapillo, suo consigliere politico fin dai tempi del Partito Anacronistico, in cui militavano entrambi e da cui entrambi erano fuoriusciti per fondare il nuovo partito; di giorno riuniva i sergenti di Sinistra, filantropia e preveggenza in assemblee nazionali dal sapore neo-sacrale, dove spiegava – con una relazione di sole 3 ore e 27 minuti – che il partito, quanto più vinceva, tanto più doveva tenersi pronto a fondersi – ma non troppo – con il Partito del Lavoro Complesso, anzi no, entrambi dovevano tenersi pronti a fondersi con i cittadini e dare vita a qualcosa di nuovo e diverso, e anzi di antico e postmoderno, mantenendo la barra a dritta su un'unica grande, gigantesca questione: prepararsi a dissolvere la forma partito in una sobria miscela di gare di bird-watching e di caccia alla trota con fucile subacqueo caricato a salve, nonché di studi approfonditi sulla poesia sumera e nella contemplazione della bellezza del pomodorino di Altomuro. Lapillo rincarava la dose sostenendo che le “Fabbriche di Abele”, interessanti aggregazioni di popolo divenute la grancassa dell'ultima campagna elettorale di Cuoredoro, potevano benissimo costituire un brevetto vincente per Ikea ma non certo un nuovo luogo della politica. Anche se Lapillo il giorno seguente accusò certa stampa di aver travisato le sue dichiarazioni, in effetti erano in corso trattative segrete tra la prima Fabbrica di Abele – quella del capoluogo regionale – e il brand svedese, interessato a mettere in una scatola di medie dimensioni un kit smontabile costituito da: una caraffa di acqua di Terlazzi (patria di Cuoredoro), una sala riunioni circolare e produttrice di egualitarismo, una copia del contratto dei metalmeccanici non firmato dalla Fiom, una pala eolica di ultima generazione e una parrucca che simulava la pettinatura un po' dottor Spock di Abele Cuoredoro.
Le ripercussioni di questo clima agitato sulla campagna elettorale di Smallville non erano molto chiare. Certamente la proposta delle primarie locali era stata caldeggiata dalla locale sezione di Sinistra, filantropia e preveggenza, e anche il Partito del Lavoro Complesso aveva finalmente convocato la stampa per dire che le primarie erano indispensabili. In campo, però, c'era per ora solo Eugenio Bellapersona, candidato della società civile e simpatizzante di Cuoredoro. Fino a che non si fosse ufficializzata un'altra candidatura, le primarie avrebbero avuto lo stesso appeal di un gelato appoggiato su un termosifone acceso.
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Non possiamo d'altronde dimenticare di citare l'ultima performance di Francesco Patacca, patron di TeleMiAmo, da mesi in campo con i suoi Comitati per il Reame Stralento. Ormai Patacca, tormentato dalle apparizioni di San Giuseppe da Copertino, aveva gettato la maschera: incapace di giungere al referendum per il Reame Stralento, stava puntando tutto sulla campagna per il sindaco di Smallville. Era convinto di far credere ai confusi leader politici di ogni schieramento che possedeva un pacchetto di circa 500mila voti (più di cinque volte gli abitanti di Smallville), suddivisi in un migliaio di liste, tra cui spiccavano “Smallville mammeta e tu”, “Gli Smallvillesi”, “Stralentu- Resto del Mondo:1-0”, “Passionaccia Stralentina”, “Pittule e Mieru” e la lista civetta “L'acchiappagonzi”. Patacca si presentò nel suo completo di pelle di turcinieddhu all'Hotel Ospeteck di Smallville e pronunziò un densissimo discorso di 7 minuti di cui riportiamo i passaggi salienti: “Stralentini e stralentine, eccomi finalmente a voi. (…) La vostra età media è sinonimo di saggezza e passione, infatti voi ardete di entusiasmo per il Reame Stralento e noi intendiamo usare il vostro calore per alimentare una centrale elettrica che porterà luce in tutta la provincia, e forse anche a Malta e a Ibiza. (…) Non ci fermeranno nemmeno con le cannonate, e se anche ci bombarderanno noi risponderemo con alitate al gusto di lampaciuni che come è noto tirano giù anche gli elicotteri di Calatina e, probabilmente, anche i fili del filobus, che a noi non piace e che vogliamo sostituire con un servizio di mini-pony regalati a ogni bambino stralentino. I soldi? Non servono. E' noto che i mini-pony non esistono, quindi come comprarli? (…) Stralentine e stralentini, il nostro mondo è l'immaginazione, e l'immaginazione è un parco, anzi tre, alle porte di Smallville, pieni di fanghi sulfurei dove immergersi anche nella notte di San Martino, in cui le famiglie stralentine, dopo la sbornia, andranno a coricarsi se lo vorranno, oppure ne faranno a meno, perché noi crediamo nella libertà e non nel “nonsipuotismo” e nemmeno nel “nonsivorrismo” e nemmenissimo nel “nonsidovrismo”. (…) No, noi piuttosto pensiamo di riciclare i rifiuti delle famiglie stralentine attraverso una raccolta differenziata molto innovativa, in cui saranno raccolte da una parte le crianze autenticamente stralentine e dall'altra i cibi andati a male provenienti da marchi extraregionali. La raccolta sarà organizzata dalla Polizia Reale, diretta da me e da Bettino Teschio, il mio miglior polemista. Scovando una famiglia non virtuosa, Teschio la trasporterà a TeleMiAmo e darà vita a una processo rieducativo in diretta, che avrà il suo acme nella Prova della Pasta di Mandorle. Chi non riuscirà a ingurgitare almeno 6 chili di pasta di mandorle sarà avviato all'istituto rieducativo Oronzo Frisa, dove verrà impegnato nella costruzione della nuovissima pista ciclabile in fibra di patata di Gallipoli all'interno dell'anfiteatro greco. (…) Viva le nostre tradizioni, viva la stralentinità, viva la smallvillità, viva i fabbri del nostro destino, viva i calzolai dei propri tacchi, morte al Tacco d'Italia”. Sul fondale del palco, con eccezionale perizia, era stato dipinto il formidabile slogan “Onore e dinero”.