sabato 11 giugno 2011

L'ossessione del Freddo

Nello studio di Irnerio Castromediano, celebre psicanalista di origine stralentina residente in Roma, il Freddo di Maglie, capo del locale Partito Populista, faticava ad aprire bocca. Il Freddo non riusciva a distogliere lo sguardo da una scultura in pietra di Smallville dell'artista Lunegru, la costosissima “Questa non è una pìttula”. Alla base dell'oggetto c'era una targhetta in bronzo con il titolo, tanto per non sbagliarsi e per non costringere il contemplatore a spremersi troppo le meningi. Castromediano aveva collocato l'opera (altezza m. 1,85, più o meno l'altezza del Freddo) vicino all'ampia finestra dello studio. La non-pìttula prendeva il sole della capitale dalla finestra e lo spandeva nella stanza, solenne e giallastro. Il Freddo sembrava rapito e afasico.
“Ci risiamo eh?” - disse infine Irnerio Castromediano sperando di far breccia nel caos calmo del Freddo.
Il giovanotto di età indefinibile distolse lo sguardo dal capolavoro e fissò lo psicanalista per qualche secondo, poi sospirò piano.
Castromediano aveva ragione. Era uno di quei periodi in cui il Freddo si svegliava la mattina leggermente sudato e con il cervello che gli batteva di fitte dolorose. Inizialmente il disagio sembrava consistere in una sola domanda: “Perché diavolo mi sono messo in politica quando avevo 11 anni?” Poi però le sinapsi si arrotolavano e sbattevano l'una sull'altra, producendo nuovi interrogativi: “Perché sono circondato da imbecilli? Perché il vento del Belpaese sembra cambiato? Perché esiste ancora il governo nazionale? Perché anche oggi dovrò rispondere a 36 telefonate, di cui 35 dall'amato Stralento, dove personaggi che mi dimostrano grande confidenza e di cui io non ricordo il cognome mi chiedono chi una raccomandazione per far cantare alle figlie Faccetta Nera nel coro delle Marcelline, chi 40 mila euro in prestito, chi l'eliminazione dalla cartina geografica del capoluogo regionale, chi l'appalto per un centro di “Tamburello e benessere”, chi il via libera per un iper-mercato dentro il Duomo di Smallville? Perché Abelarda Semprevispa è sempre in pista per rompermi gli zebedei? Perché non riesco a disintegrarla? Perché i miei candidati sono così ciucci? Perché non posso tornare indietro e riprendermi la mia giovinezza, svaporata nei consigli comunali stralentini e nelle riunioni tra capibastone?” Giunto all'ultima domanda il Freddo capiva che non poteva continuare a tormentarsi. La sua giornata lo attendeva piena di impegni ineludibili, e non poteva certo cedere alla depressione. Anche quella mattina si era tirato su dal letto e aveva cominciato a pedalare. Era il Freddo ed era il capo del sistema stralentino. Come prima cosa, però, fece telefonare dalla segretaria allo strizzacervelli. Dall'altra parte avevano detto che quel pomeriggio il dottore era pieno, ma una volta che la segretaria del Freddo ebbe sillabato nome e cognome del capo del Partito Populista Magliese un'oretta venne fuori come per incanto.

“Ci risiamo eh?” - aveva chiesto Irnerio Castromediano.
“Lei con me questo tono non lo usa” - replicò piatto il Freddo.
“Almeno questa volta ha aperto bocca” - pensò sollevato lo psicanalista.
“Di cosa vuole parlarmi?” - chiese Castromediano sorvolando sul tono del Freddo.
“Di 'sta minchia” - aveva pensato il Freddo in automatico.
“C'è sempre quel sogno” - disse invece il politico.
“Ah, di nuovo” - sottolineò lo psicanalista preoccupato.
“Questa volta ho sognato che io e lui eravamo in classe insieme. Io e i miei amici gli rendevamo la vita impossibile, gli strappavamo l'orecchino e lo davamo in pasto a un cane mettendolo dentro a una polpetta, gli bruciavamo la bella copia del compito di italiano prima che potesse consegnarla, gli stracciavamo i libri, gli facevamo il verso quando veniva interrogato” - proferì estatico il Freddo.
“Beh – azzardò Castromediano – mi sembra una dinamica diversa dal solito”. Riguardando i suoi appunti aveva visto che le ultime sedute erano state dedicate a cavare di bocca qualche parola al Freddo. Il politico continuava a sognare che Abele Cuoredoro, presidente della Regione di Smallville e leader di Sinistra, Filantropia e Preveggenza era il padrino del figlio del Freddo e partecipava al battesimo come se fosse uno di famiglia. L'idea era così mostruosa che il Freddo, dopo aver stentatamente esposto il sogno, si chiudeva a riccio. Il racconto odierno sembrava avere un carattere diverso.
“Il finale però non è bello. Ci sono le elezioni per i rappresentanti di classe e lui mi batte per un voto”. E il Freddo si produsse in un nuovo, lungo sospiro.
“Ah” - fece didascalico Castromediano.
“Beh, la nostra oretta anche per oggi è finita” - proseguì professionale dando un'occhiata al tassametro che aveva in quell'istante toccato quota 1000 euro, cioè la tariffa oraria. “Però sembra che il prossimo paziente sia in ritardo. Se vuole facciamo due chiacchiere informali. Ho saputo che anche voi di centrodestra volete fare le primarie per il sindaco di Smallville” - aggiunse con interesse.
“La fessa di mammeta” - pensò il Freddo in automatico. Invece disse: “Sì. Solo che non ho un vero candidato”.
“Ma come?” - chiese lo psicanalista - “E Alvaro Giovinotto?”
“Sì, va beh. Ma io avrei bisogno di uno con gli zebedei d'acciaio”.
In quel mentre bussarono alla porta. Era il prossimo paziente.
“Ah è lei Rocco. Le presento il minis...”
“E chi non lo conosce? Piacere mio, Siffredi. Per servirla” - proruppe la pornostar con un tono diretto.
Mentre gli stringeva la mano al Freddo si accese d'un tratto una lampadina nel cervello.