giovedì 23 febbraio 2012

E venne il giorno delle primarie del centrodestra

Come sappiamo, donna Abelarda Semprevispa (imperatrice del Partito Io Si Tu Non So) si era sfilata dalla competizione a causa di un vistoso herpes labiale (qualsiasi altro herpes vogliate ipotizzare a noi di 20centesimi va benissimo).

Il Freddo di Maglie, l'uomo che aveva imposto a Re Fustino un individuo dalla prodigiosa memoria tecnocratica, purtroppo inficiata da una poderosa forma di tartagliamento oggettualistico (Ringo Manifesto di Aquarica, cioè, più esattamente, cioè, AcquaricadelKapo) si era ripreso dalla rutilante vita nella Capitale. In quel devastante spicchio di vita, il Freddo, una volta uscito dal ristorante Er Magnaccia, in cui aveva divorato porzioni sumo di turcinieddhri intinti nella rosa canina (per evitare i malanni di stagione), era stato inoltre visto infilare la mano destra nel cappotto di Ringo Manifesto traendone cartocci strabordanti di fumanti ciceri e tria.

"Excusatio non petita, accusatio manifesta" rispose scandendo, per quanto possibile, le parole il Freddo, di fronte alla evidente perplessità di Manifesto nel considerare il furto portaborsistico ai propri danni.

Vabbè, lasciamo perdere il Freddo. Iddhru aveva vinto nel Partito Populista Magliese, sgominando durante una memorabile sfida, denominata Cicoriella War, Ivo Congelo, che si piccava di essere più freddo del Freddo. Invece no. Congelo si fermò al 28%, percentuale che nemmeno nella città natale di Stalin (Džugašvili, Georgia - da non confondere con Georgia on my Mind di Roy Paceminterris) si sarebbe potuta riconvertire in una maggioranza legittima.

Sgominati i pavesini (cioè gli appartenenti alla corrente di Alfreddo Pavesino, uomo tutto d'un pezzo e di animo indagatore, pur con una preoccupante alopecia in arrivo da Sud-Sud Est), il Freddo si godeva gli ozii di Ostranto, cittadina amena per più versi denominata "la perla dello Stralento" e dove Iddrhu aveva ben pensato di costruirsi un monumento funebre in vita, grazie all'aiuto del suo migliore amico (Leo Mauso, architetto di giardini macrobonsai).

Insomma, come fu e come non fu si arrivò alle primarie del centrodestra. Ovviamente il Freddo aveva il proprio concorrente: Alvaro Giovinotto, individuo di altezza rimarchevole, da questa sostenuto per agevolare lo svitamento delle lampadine fulminate in ogni anfratto di Palazzo Garraffah.

Nel corso dei cinque anni del suo governo il Giovinotto era infatti riuscito a eguagliare e quindi a superare il primato di Stefano Bellapersona, antico primo cittadino di Smalville, che però - va detto - aveva sostato nelle barocche stanze solo per un biennio (il cosiddetto biennio rosso, di gramsciana memoria. Va ricordato che il Leccese, quotidiano di punta di Smallville, aveva costruito sull'egemonia bellapersonica persino un editoriale in due anni).

Poi: la vera novità delle primarie. "E cioè, cioè?". Cosu, Francesco Patacca, editore di TeleMiAmo, emittente che ci ha offerto questo sarchiaponico spazio. Che dire di Patacca? Va detto che il billboard 18x6 con l'efficace claim: "Piacere, Patacca" era piaciuto parecchio a parecchi.

Il Patacca, ispirato da San Giuseppe da Copertino, vagheggiava, autoamplificandosi, di un progetto denominato Regno Stralento, cioè una specie di bisca clandestina che avrebbe scattarisciato ogni baresità dalla stralentinità.

Poi, buon ultimo Gino Frizzo, ultimo discendente della celebre famiglia Gino, che si vantava di essere stato democristiano ma anche veltroniano, se non altro per il “ma anche” che vi abbiamo appena letto.
Di Frizzo dire “Il garbo è rivoluzionario” è stato come vincere a burraco senza avere  pinelle nella faretra. Tanto il Frizzo ben sapeva che “tertium non datur”. Ma non si mai.
Ora il problema era: Alvaro Giovinotto sarebbe stato in grado di ostacolare la forsennata stralentinità del Patacca?
Aveva il Patacca investito ogni proprio sonoro doblone in comunicazzione?
E se sì, perché no?

Domenica ne vedremo delle belle, hostess comprese.
Buona votatio a tutti.

martedì 7 febbraio 2012

Il sosia di Eugenio Bellapersona


Era calato l’inverno sulle primarie del centrosinistra di Smallville. Alla fine aveva vinto lei, Fiona Mastinu. Forse perché ci aveva creduto di più, forse perché il suo partito - il Partito del lavoro complesso -  si era rilevato inaspettamente in possesso di una rete organizzativa. Forse perché il buon Eugenio Bellapersona aveva sottovalutato l’ultima settimana di campagna elettorale o forse ancora perché aveva sopravvalutato un misterioso sondaggio che lo dava in netto vantaggio su Fiona e che aveva fatto temere il peggio ai sostenitori di colei, che avevano quindi raddoppiato gli sforzi e il porta a porta sull’elettorato.
Fatto sta che a Smallville aveva vinto il Partio del Lavoro complesso e ciò rendeva le imminenti elezioni comunali un piatto ghiotto per i biografi e i notisti.

Di lui, Bellapersona, si sa che venne avvistato l’ultima volta in Lista di Spagna, a Venezia, la prima strada lastricata a sinistra della stazione mentre prendeva la gondola e si allontanava verso una laguna imprecisata. Forse il Bellapersona era stato attratto da un film su Re Artù, in  cui la salma del sovrano giace in una imbarcazione illuminata da una torcia sinistra e si allontana verso il grande Nulla. Così fece in effetti Eugenio Bellapersona, che aveva combattuto bene ma alla fine aveva perso contro le armate ricompattate del Partito del lavoro complesso. Si allontanò in una gondola senza gondoliere e nessuno lo vide mai più.

Invece un suo sosia continuava ad operare a Lecce nell’intento assai curioso di riesumare l’allegro comitato che lo aveva sostenuto nel corso della sua campagna, allargando tale comitato (nel frattempo divenuto una lista o listone) a Sinistra Filantropia e preveggenza - il partito del governatore regionale Abele Cuore D’oro - agli scintillanti guerrieri del Partito Anacronista e ai numerosi pedoni e contropedoni della società civile tutta (oh yeah!).
Secondo gli accordi si sarebbero divisi più o meno equamente i 32 posti in lista e il capolista sarebbe stato proprio lui, l’energico sosia di Eugenio Bellapersona.

In effetti il nuovo Bellapersona dimostrava doti inattese di leadership e di comando. Si comportava come se le primarie non ci fossero mai state e Fiona non avesse vinto. Aveva inoltre insinuato nellle menti del suo cerchio magico la niente affatto ragionevole idea di beccare più voti al primo turno delle Comunali di Smallville del Partito del Lavoro complesso.
Tuttavia, qualcosa si intromise nel suo diabolico progetto. Bellapersona era notoriamente destrimane. (Per descrivere la genesi del sosia di Bellapersona bisognerebbe inserirsi all’interno della difficile narrazione implicante le vicende della famiglia Bellapersona, racconto che in questa sede risulterebbe fuori luogo).

Il sosia era invece mancino, particolare che passava inosservato agli occhi di tutti i suoi numerosi amici e sostenitori. Solo una persona attenta e fine come Erminio Sportello - portavoce cittadino di Sinistra Filantropia e Preveggenza - si avvide del cambiamento. Quando Bellapersona 2.0 firmò un tremebondo manifesto per far divenire Santa Rosa la copia esatta di Manahattan, Sportello notò la distonia. “Ma guarda guarda”, rimuginò Sportello mentre tormentava l’orlo slabbrato di una felpa della Fiom. “Questa è un’altra bizzarria di Eugenio. Sommata all’inatteso vigore e all’aura che da lui promana direi che siamo alla sostituzione di persona”. Alla fine Sportello decise di mettere a parte della sua elucubrazione anche Mercurietta Fucoltini, anarco-individualista dotata di un forte pragmatismo politico e di una mente soggetta a ogni teoria del complotto partorita da essere umano e venusiano.
La Fucoltini, rielaborando in tempo reale centinaia di testi sulla sostituzione dei leader politici con sosia addomesticati da una fonte esterna, così si rivolse a Spoertello: “Tocca riunire la segreteria, l’affare è serio”.
Il multiforme cervello della Fucoltini stava lavorando su un antico seppur clamoroso strumento di comunicazione politica: il rapimento di persona.


domenica 15 gennaio 2012

Smallville non deve morire (e scusate il ritardo)

Cari vagnoni, archiviato senza allegria il sinistro 2011, qui a Smallville si respira la possente tramontana delle primarie. Erminio Sportello, pieno di briciole di pasticciotto consumate fino all’ultimo istante utile delle festività natalizie, si spolverò la felpa della Fiom, mentre le prime ombre della sera calavano sul tavolo del centrosinistra e prese audacemente la parola di fronte ai possenti esponenti degli altri partiti del centrosinistra locale. Lo Sportello aveva avuto la brillante idea di incistare nel tavolo anche Nick Fat, leguleio di fattura barese, espertissimo di giurisprudenze applicate al rinvenimento di azioni truffaldine alle primarie.

Il Fat ebbe l’accortezza di studiarsi i regolamenti delle primarie di Ulan Bator, di Tegucigalpa e Scheggia (PG): ebbe così modo, con l’ausilio di Sportello, di esprimere propri argomenti con forte accento palermitano, fatto che indusse i rappresentanti del Partito del Lavoro Complesso a capitolare per paura della mafia e soprattutto per sfinimento. Insomma, vagnuni, si era in possesso di una data e di un regolamento. In questa maniera il regolamento di conti era possibile.
Molte sono le cose da narrare. Schematizzando: Fiona Mastinu era entrata pesantemente in campo, Eugenio Bellapersona proseguiva la sua campagna elettorale politicamente corretta. A questa temibile coppia di competitors si era venuta ad aggiungere Perfettina Menegatti, praticamente una specie di Minerva alla corte di Tonino Tonino, il proprietario del Partito dell’Italia di Tonino. Costei, pur osteggiata con vistosa salivazione dallo stesso segretario provinciale dell’Italia di Tonino, Topazio Trillo, il politico che rispondeva al cellulare anche sotto la doccia dello spogliatoio della piscina “Donato Margarito” (Monteagro provincia di Smallville), si era insinuata nella campagna elettorale come una simpatica mina vagante. L’unica questione che contava davvero era a chi Perfettina Menegatti avrebbe sottratto voti: a Fiona Mastinu o a Bellapersona?

Ma andiamo al fatto veramente sconvolgente di questa prima fase di campagna elettorale: le dimissioni di Gioacchino Signorina, assessore al traffico del Comune di Smallville che aveva apostrofato il Presidente della Regione di Smallville Abele Cuoredoro con l’epiteto di “marmocchietto lussurioso”. Grazie alle morbose dinamiche dei social network, le affermazioni del Signorina furono note anche a Melbourne e a Santa Fe, provocando l’indignazione di frotte di cittadini di origine salentina, anche se da tempo immigrati all’estero. Infine il Signorina fu costretto a ignominiose dimissioni, il che fornì nuovi e sconcertanti sondaggi: per la prima volta dal Mesozoico, essi davano in vantaggio il centrosinistra sul centrodestra. La turbolenza mutogena degli stati di opinione rendeva faticosa la defecazione degli aruspici locali, sempre più confusi dalla frammentarietà dei segni. La prima data utile per capire come sarebbe stato lo scontro finale era il 22 gennaio, in modo da sfuggire alla maledizione Maya (prevista per novembre 2012) e al Carnevale di Superstrano (febbraio 2012), la temibile configurazione pagano rurale che contendeva alla Fuechera di Nuvoli il titolo di “evento provinciale più provinciale dell’anno”.

Ma, sornionamente, tutte le ipotesi erano ancora in grado di realizzarsi: nel centrosinistra Bellapersona appariva in vantaggio sulla caparbia Fiona, mentre Perfettina Menegatti in realtà si allenava in vista di più ambiziosi traguardi. Tuttavia Fiona non mollava l’osso, e non erano pochi tra i militanti del Partito del Lavoro Complesso a ritenere possibile un suo scatto di reni finale. Quando i seggi delle primarie saranno chiusi la notte del 22 gennaio, sapremo a chi andranno oneri e onori dell’avversario del centrodestra per la poltrona di Sindaco. E il centrodestra? Sia Abelarda Semprevispa del Partito etno-terron-chic “SuSù andiamo a Sud” sia Alvaro Giovinotto, Sindaco uscente di Smallville, attendevano gli altrui eventi, anche se ogni 2 per 3 si scambiavano maleodoranti ingiurie camuffate da promesse di primarie. A presto dunque, buone primarie a tutti/e. Buon 2012.

P.S. In culo ai Maya.

domenica 11 dicembre 2011

Giù le mani da Smallville


Care lettrici e lettori, vagnone e vagnoni, candidate e candidati: vi scrivo questa volta sommessamente, in punta di penna. Ho saputo infatti che questi miei scritti auspicabilmente umoristici e talvolta satirici in cui vengono descritte le vicende del luogo immaginario chiamato Smallville vengono utilizzate da persone reali appartenenti al piccolo mondo della città di Lecce per sostenere che in questa saga via blog si fanno riferimenti fin troppo chiari a fatti e vicende realmente esistenti nella suddetta capitale del barocco. Ciò è impreciso.

Non perché non possano esserci  coincidenze o sovrapposizioni tra Smallville e Lecce, o tra personaggi inventati e personaggi reali: questo è possibile ma non costituisce alcuna prova di un tentativo deliberato di entrare nel merito delle vicende del mondo reale. L'immaginazione parte sempre dalla realtà: senza il mondo che chi scrive vive non sarebbe possibile alcuna visione di altri mondi. Tirare la corda della realtà percepita e lavorare per sviluppare all'estremo le possibilità narrative di uno spunto di cronaca fa parte delle regole del gioco della satira. Non mi appello alla libertà di stampa o ad altri baluardi della coscienza filosofica occidentale. Mi appello semplicemente al buon senso. Per cui, care candidate sindaco e cari candidati sindaco, non scassate troppo gli zebedei: se vi va ingoiatevi la mia saga come fosse un fasularo gallipolino pronto a mangiarsi (e a sparire in un attimo) oppure rifiutatela come un turcinieddhru avariato. Ma non dite che dietro al tale personaggio c'è di sicuro questo o quell'attore politico.
Nessuno scrittore satirico prende la realtà e la riproduce come tale: vi è sempre un'autonomia della narrazione, che si interessa solo in minima parte alle ricadute dei motti di spirito sulla realtà “vera”. Ma qualcuno potrebbe anche riconoscersi in questo o in quel personaggio, in questo o in quel partito.

Lo scrittore non può impedire l'identificazione del lettore. Viene inoltre il sospetto che se un politico si riconosce in un personaggio sia per un motivo molto semplice: perché riconosce effettivamente se stesso nei tratti del personaggio di fantasia, nel suo eloquio, nel suo comportamento.
Non si può impedire che la realtà si riformi nella fantasia. Giù le mani da chi  scrive con la fantasia. E un po' di senso della misura, e possibilmente dell'umorismo.

Saluti stralentini.



mercoledì 30 novembre 2011

La scelta di Fiona

Il centrosinistra era, in qualche modo, partito. A gennaio si sarebbe votato per le primarie, e ormai i candidati in campo erano 3 (tre): Fiona Mastinu, vice-ciambellana del governo regionale e pezzo da 85 del Partito del Lavoro Complesso di Smallville, Eugenio Bellapersona, e infine Topazio Trillo, dell'Italia di Tonino. Di Bellapersona abbiamo già detto tutto il dicibile nell'ultima puntata.

Ora tocca a Fiona. Su di lei infuriavano varie leggende. C'era, tra i centrosinistri smallvillesi, chi sosteneva che Fiona era comparsa a Smalville già adolescente, formata in tutto e per tutto. Il suo primo incontro con l'operosa cittadina fu dovuto a una gita scolastica organizzata dal liceo giuridico “Giuliano Sangiorgi” di Niceto Stralentino, dove Fiona viveva. All'epoca la ragazza era snella e flessuosa, quasi una silfide. Capelli neri, occhi azzurri e nasino all'insù. Indagando sul suo passato, si sarebbe scoperta gran parte dei suoi segreti. Perché Fiona non era solo bella e delicata come una principessa stralentina, ma incredibilmente attiva nell'attività politica studentesca. A 13 anni fu eletta rappresentante di classe (nell'allora scuola media “Papa Ricky” di Niceto Stralentino, poi ribattezzata “Alessandra Amoruso di Amici di Maria De Filippi” in seguito a un referendum promosso dalla sezione giovani del locale Movimento Stralento Immanente, referendum poi rigettato dalla Corte Costituzionale con l'obbligo di ritornare all'originaria denominazione della scuola, che venne però aggirato sostenendo che la locale fabbrica di insegne non disponeva di R per comporre la scritta, che dunque sarebbe risultata intestata a “Papa Icky”, nome blasfemo e inutilizzabile. Le lettere R erano bruciate in un terribile incendio sviluppatosi per fortuna solo nello sgabuzzino dove esse erano custodite – fatto che insospettì il giudice Sancataldo Nottola che indagò per qualche tempo sul caso, poi chiuso per l'assoluta omertà dei Nicetani). A 14 anni Fiona fu eletta nel Consiglio di Istituto della scuola e anche nel Consiglio di Distretto, nel Consiglio Comunale di Smallville, in quello Provinciale e infine in quello Regionale.
Il fatto a suo modo inquietante è che Fiona Mastinu mantenne tutte le cariche (e i gettoni di presenza, malignavano i suoi detrattori) senza dimettersi da alcuna. Le sue giornate erano perciò scandite dagli interventi che Fiona produceva, con grande dispendio di energie ma sempre con passione e rigore, in ognuna delle sedi istituzionali in cui risultava eletta. Questa abitudine tuttavia cozzava contro le aspettative del preside del liceo giuridico “Giuliano Sangiorgi” di Niceto Stralentino, Albus Chicchi Demòni, che era non solo un ottimo insegnante, ma soprattutto un mago massonico settimo Dan, e che aveva scommesso che Fiona sarebbe diventata un'ottima maga bianca. Albus sperava che Fiona studiasse, ma – di carica istituzionale in carica istituzionale – doveva arrendersi di fronte all'evidenza che l'iperattiva ragazza non era in grado – nessuno lo sarebbe stato – di portare avanti i suoi uffici applicandosi allo stesso tempo al difficile apprendimento della magia bianca. Il preside alla fine convocò Fiona nel suo ufficio pieno di civette impagliate e di copertine di dischi dei Negramaro e le diede un ultimatum: “O ti dimetti da almeno una delle tue tante cariche, oppure ne subirai le conseguenze”. “Questo è un ricatto bello e buono” - replicò stizzita Fiona Mastinu. “Non ho alcuna intenzione di di dimettermi da alcuna carica: al posto mio potrebbe andare un rappresentante di Sinistra, Filantropia e Preveggenza, e ciò danneggerebbe senza dubbio alcuno il mio partito”. “Quale partito?” - replicò incredulo il preside. “Il mio – affermò serafica la ragazza – il Fiona Party”. “La tua ambizione è pari solo alla tua bellezza” – sentenziò Albus. “Da ora in poi – disse alzando la sua bacchetta magica sopra il capo di Fiona – dovrai sudarti le tue cariche senza più poter contare sulla tua avvenenza”. E il mago-preside pronunciò una formula magica in cui ricorreva anche l'espressione “Partito del Lavoro Complesso”, o forse fu solo una cattiva interpretazione degli origliatori appostati fuori dalla stanza di Albus.

Fatto sta che la vita di Fiona cambiò, almeno esteticamente. La bellissima e delicata principessina lasciò il posto a un caterpillar di colore verde, duro come una corazza e forte come un gigante, la cui appartenenza al genere femminile tuttavia era certa, perché Fiona non volle mai prendere atto della trasformazione avvenuta, e continuava perciò a dispensare sorrisi e sorrisetti a tutta la cittadinanza, con garbo e autostima. Anche se la flessuosa principessa aveva lasciato il posto a una Gioiosa Macchina da Guerra  (GMG), Fiona non per questo abbandonò la politica. Anzi, ella decise di iscriversi al Partito del Lavoro Complesso, dove si mise all'opera per poter finalmente regalare agli Smallvillesi una leadership politica degna di questa terra, matriarcale e iperattiva come Dio comandava. Non sapeva però la Fiona che l'incantesimo di Albus Chicchi Demòni era piuttosto articolato, ma non privo di uscita. Intanto preconizzava una vita politica assai più complicata di quanto Fiona credesse: Albus incatenò il destino elettorale di Fiona Mastinu alla sconfitta per una bella serie di anni.

Infatti la donna, ormai stabilitasi a Smallville per esigenze di collegio, venne fatta secca alle primarie del centrosinistra da un'improbabile intesa tra Protagora Quadro e Yanez Webtv, portatore sano di votanti estemporanei. Venne inoltre impiombata dal venerabile Antonio Scattaricione, farmacista di Vuglie Stralentina, e silenzioso incettatore di voti del centrodestra provinciale nelle medesime elezioni.
Va precisato che ad ogni sconfitta Fiona dimostrava una singolare baldanza: beccava comunque un seggio nell'istituzione in oggetto che, sommato agli altri seggi delle altre istituzioni in oggetto, le consentivano comunque una vita piacevole. D'altronde Fiona – che aveva incontrato il proprio compagno, Shreck Mastinu, durante un comizio nella pineta di Smallville in occasione della festicciola cittadina de Lu Riu: mangiarono insieme sette colombe pasquali e sette agnelli di pasta di mandorle, dopodiché si innamorarono perdutamente l'uno dell'altra – aveva ora 16 figlie femmine, che le davano un certo da fare nella quotidianità, e 21 profili su Facebook, altro fatto che le sottraeva tempo. Ora che aveva accettato per puro spirito di servizio la candidatura alle primarie del centrosinistra per il sindaco di Smallville, Fiona era incerta e angosciata. Fu quindi con un certo sollievo che ricevette una missiva segreta da parte di Albus Chicchi Demòni, che le chiedeva un abboccamento.
“Che c'è sta volta?” - disse senza tanti preamboli la ragazza verde al vegliardo in pensione.
“Devo avvertirti di una novità – disse tranquillo il vecchio carezzandosi la lunga barba – Nel Consiglio dei Savi si è deciso di darti un'ultima chance. Se dimostrerai umiltà e pentimento potrai tornare alle tue originarie fattezze, bella mia”.
“E cosa dovrei fare?” - chiese emozionata Fiona.
“Semplice: perdere le primarie del centrosinistra. In questo modo avresti dimostrato la tua assoluta buona fede e contrizione, e tornerai la principessa delicata e bellissima che sei sempre stata, e potrai persino conservare i tuoi 47 posti nelle istituzioni democratiche di Smallville. E chissà, un domani potresti anche finire nel Parlamento nazionale”.
Fiona deglutì a fatica e sentì un sudore leggero scenderle sulle sopracciglia.
Che cosa doveva fare della sua vita?

mercoledì 16 novembre 2011

Tutta la verità su Eugenio Bellapersona

Alleluia vagnoni, alleluia. Il centrosinistra di Smallville si ritrova finalmente con due candidati due, e dunque le primarie si possono fare per davvero. Un candidato lo conoscevamo già, il serio Eugenio Bellapersona, uomo tutto d'un pezzo e di anima indagatrice, circondato da volpacchiotti/e quasi sempre collegati/e a Facebook, capaci di impressionanti postate anche postdatate, in grado di raggiungere ogni più microscopico granello di coscienza civica individualizzata e autoinfrattatasi in ogni pertugio astensionista nelle ultime 300 scadenze elettorali.
Nelle infuriate assemblee di base che prendevano di mira le fondamenta stesse della bella cittadina in cui viviamo, deturpata da 1600 anni di governo di centrodestra arruffone, dirigista e parruccone, il Bellapersona sfoggiava il delicato profumo “Société Civile” e una mistica fragranza comunitaria si spargeva nelle sale odorose di associazionismo e di programmi futuri, immediatamente trasformati in pdf sublimi da un manipolo di smanettoni/e che in qualche secondo invadevano la rete e i condomini del centro storico e persino qualche spicchio di periferia centosessantasettina casermonesca e – tendenzialmente – abelardeggiante.
Bellapersona era di fatto l'unico politico smallvillese che si fosse dedicato a pensare concretamente a uno straccio di proposta utile a far nascere una discussione nel merito delle cose da fare per consentire a Smallville di sembrare non solo una bella signora dal passato complesso, ma di trasformarsi in una ragazza svelta e cooperativa, sempre bella ma leggermente più contemporanea del vegliardume biografico della ducessa Abelarda Semprevispa, fondatrice del movimento etno terrone “Io Sì. Tu non so” e del nientismo dinoccolato e paccasullespallico del giovanissimo sindaco populista di Smallville Alvaro Giovinotto.
I modi pacati di Bellapersona non debbono trarre in inganno: egli è un esempio per tutti gli stralentini cittadini e smanettoni.

La sua giornata tipo parla chiaro: sveglia alle 5 con collegamento immediato a Facebook e per augurare buona giornata agli utenti del suo sito (Smallville 2.0, che gli ultras della locale squadra di calcio interpretavano come un risultato favorevole contro un nemico generico, castigato da ben due reti a zero). Alle 7 prepara la colazione macrobiotica alla prole, alle 8 saluta la sposa erudita e si avvia al semaforo sotto casa, dove aiuta le vecchine di Smallville a traversare la strada e a firmare petizioni su Facebook con lo smart phone e dove staziona fino alle 9 e 12, osando finalmente concedersi una pausa di 37 secondi per ingurgitare qualche pasticciotto ancora avvolto nella carta del Quotidiano di Smallville, che viene in questo modo assimilato senza dover azionare la vista.
Alle 9 e 12 e 49 secondi Bellapersona inforca il suo skateboard elettrico e comincia la sua opera di vigilanza della pista ciclabile di Smallville, per individuarne difetti e problemi. Tuttavia l'investigazione è assai presto completata, per via del fatto assai elementare che la ciclabile di Smallville è lunga solo 132 centimetri, anche se in effetti pieni di sgarruppamenti e frastaglità e burroncini.
Alle 9 e 30 Eugenio si dirige finalmente al lavoro, che consiste nel fare da manager a una squadra di educatori di bambini talmente buoni e sensibili che a confronto la Montessori sembrava Crudelia Demon.
Alle 11 Eugene Beautifulpeople (questo il suo nome su Facebook) si faceva una galoppata su internet, e ordinava buoni del tesoro ellenici sul suo portfolio bancario, non certo per speculare sui tristi destini dei padri della democrazia (cosa per altro non possibile tecnicamente visto che i tedeschi avevano prosciugato tutto il prosciugabile da Atene a Salonicco) ma solo per aiutare la Grecia a riprendersi più in fretta. Bellapersona infine rientrava a casa per pranzo, non prima di aver aiutato un numero imprecisato di genitori moderatamente progressisti a infilare in macchina i figli all'uscita dalla scuola elementare “Silverio Tomeo”, fucina di talenti della società civile stralentina, sottraendoli alla propaganda arrogante dei posteggiatori abusivi assoldati dal centrodestra e forniti di megafono dentro cui prendeva a scorrere la prosa ossessiva dei discorsi del Freddo di Maglie, padrone del Partito Populista Magliese, mandati a memoria dai posteggiatori medesimi e recitati nonostante il rischio di restarne talmente annoiati da svenirne.
Dalle 15 alle 19,30 Bellapersona si concedeva un riposino in stile stralentino, anche se il profilo di Eugene Beautifulpeople continuava misteriosamente a restare attivo e postante per tutto il meriggio smallvillese. Al risveglio vespertino Bellapersona nutriva il figlio con merendona macrobiotica e quindi andava alla riunione del suo Comitato, da cui tornava alle 23 per un'ultima sventagliata di profumo Société Civile, collocato dalla moglie in rammemorante posizione strategica, cioè tra i raggi della bicicletta “Impegno Sociale 1960” che il Bellapersona preferiva allo skateboard nelle ore tardive de la noche. Quindi, dopo aver profuso la fragranza nella sala dell'assemblea di base per l'ultima volta, tornava dalla moglie erudita e discuteva con lei di come erano andate le cose della giornata. Insomma, di Bellapersona sappiamo già tutto, e come si vede non c'è niente che non si possa non sapere. Finalmente una persona che corrispondeva al proprio nome. D'altronde, si dirà, non era il solo. Infatti, dopo una stagione di telefonate nevrasteniche tra tutti i dirigenti e militanti del frastagliato Partito del Lavoro Complesso, la micidiale Fiona Mastinu, zarina della Giunta Regionale capitanata dal retore presidenziale Abele Cuoredoro – leader carismatico di Sinistra, Filantropia e Preveggenza – era infine piombata in campo.

Ebbene sì, l'allegra Fiona Mastinu – nome omen – aveva messo tutto il suo peso nella campagna, accettando l'invocazione che era venuta urbi et orbe da tutto il Partito del Lavoro Complesso, incapace di estrarre dalle menti dei propri geniali dirigenti nazionali, regionali e locali un qualche nomecognome plausibile da contrapporre al Bellapersona, persona da quel Partito proveniente, ma da esso medesimo fuoriuscito da qualche annetto e con un seguito di persistente simpatia da parte di molti militanti di intelletto medio e medioalto. Ma di Fiona, e della sua gioiosa macchina da guerra, ci occuperemo la prossima volta. Per adesso tutti gli sguardi erano puntati sulla capitale del Bel Paese, dove il Guru Sporcaccione di Arcore si era dimesso, applaudito per questo dagli Appennini alla Ande, passando per Aix-en-Province, Reikiajvik e Katmandu e Kinshasa e Wellington (NZ) e Bastardo (PG). E comunque alleluia vagnoni, alleluia.

lunedì 24 ottobre 2011

Partita doppia

Vagnuni, qui c'è troppa roba per il povero cronista di Smallville. Ci eravamo lasciati mentre si spargeva nell'aere stralentino la notizia che il Consiglio Comunale era un covo di sniffatori e ci ritroviamo nella solita latrinaccia dove guaiscono i procacciatori di voti pronti ai più inusitati funambolismi.

Tanto per dirne una: dopo anni (anni) di parolacce reciproche, Alvaro Giovinotto – il giovane rockabilly attuale sindaco di Smallville – e Abelarda Semprevispa, la sempiterna ducessa di ogni Stralento, fecero capire di poter non dico venire a patti, non dico mettere della saliva appiccicaticcia tra le proprie diversità, non dico riprendere a salutarsi all'uscita da opposti convegni al medesimo hotel Giorgione, non dico a nominarsi senza nefandi nomiglioli con i giornalisti, ma almeno a buttarsi corna contro corna in singolar tenzone.
 Echeggiò in tutto lo Stralento l'editto primordiale, il subtesto corale, l'inusitata primizia: primarie nel centrodestra, primarie nel centrodestra! In effetti, facendo quel minimo di aritmetica che abbisogna in casi cotali, risultava evidente che: Abelarda + Giovinotto insieme alle elezioni = quasi sicura vittoria per lo schieramento del guru marcescente di Arcore; Abelarda per i fatti propri (al centro?) versus Giovinotto = risultato incertissimo per il centrodestra; Abelarda dall'altra parte del fiume (centrosinistra) = sconfitta plateale del centrodestra. Quest'ultima possibilità era d'altronde irreale, perché – dopo non poche sfibranti riunioni a base di ciceri e trippa e succo di pampaciuni, corroborate da termos pantagruelici di caffè in ghiaccio al latte di mammola– persino l'ala etno-menscevica del Partito del Lavoro Complesso non se la sentiva di aprirsi alla temibile Semprevispa e al suo terrificante ancorché archeologico dinamismo terron-chic.

 Restavano quindi due buste: a) Abelarda e Giovinotto facevano finta di stare insieme fino alle elezioni, dopo aver consumato un rituale collettivo assai cannibale (le primarie del centrodestra) che avrebbe stabilito chi dei due avesse più testosterone elettorale; b) Abelarda e Giovinotto continuavano a comportarsi come nemici, e allora persino quei simpatici bevitori di succo di pampaciuni del centrosinistra potevano sperare di portare a casa un sindaco dopo anni (e anni, e anni).

 Ma le dichiarazioni dell'una e dell'altro sulle più prestigiose testate internazionali non rincuoravano i pochi centrodestri rimasti con la testa sulle spalle. Le primarie? E chi le aveva mai viste? Nel centrodestra? Ma se tutto per più di sessant'anni era stato regolato con il Cencelli in mano e poi, dopo la burla di Tangentopoli, con l'autorità del leader personale, unico demiurgo (anche in gonnella) del destino del voto dei cittadini? Provate a immaginare – dicevano quelli della fazione degli Assennati – che vorrebbe dire fare le primarie fra un lupastro nasuto e una tigre attempata? Chi li va a cercare i voti contro l'Abelarda nelle rovine della 167? Chi si mette contro il Freddo di Maglie, dominus di Giovinotto e che persegue con indicibile coerenza la distruzione della Semprevispa anche a costo di rimetterci tre cravatte Serenella regalate dal premier in uno slancio di generosità superumana? Metti che vince quella: il Freddo deve ingollare porzioni sumo di pasticciotti per ritrovare il suo mesto ghigno televisivo, e il suo dietologo dovrà dimettersi da ogni incarico (ci stava comunque meditando da tempo, battuto dai ristoranti romani e dalle scarpette di sugo di trippa e animelle che il Freddo ingollava fottendosene degli schizzi sulla camicia fatta a mano dal sarto di Ruffanopoli). Oppure: metti che vince quello: che vita attenderebbe la tigre dello Stralento una volta che fosse stata morsicata nelle zampotte da un lupastro rockabilly? Si può andare in pensione così precocemente? Chiudere una carriera secolare con una sconfitta inferta da un nemico così insignificante? Che si fa? Dove si va?
 Signorilmente, i due sapevano che dovevano portare avanti la pantomima almeno fino all'unico atto che avrebbe reso calpestabile una situazione vagamente reale: e cioè che si sapesse il nome dell'avversario dell'altro schieramento. Così, giusto per capire di che morte morire o per capire di chi farsi beffe.

Perciò eccoci, vagnuni, all'altro corno del problema. Avrete sentito, in queste malmostose settimane di primo autunno, che nel centrosinistra la tavola rotonda era di nuovo di moda. C'è chi l'avrebbe voluta rotunda o qualcosa del genere, ma alla fine chi ha perso non può che piallare gli angoli del proprio desiderio. Da questa parte del fiume la realtà sembrava essere questa: dopo più di un anno le primarie sembravano finalmente a portata di mano. Persino il titubante Topazio Trillo dell'Italia di Tonino, sfoggiando un intollerabile Ipad da polso, si era lasciato sfuggire un significativo, per quanto doloroso, “evabbè”.

 Ora il problema consisteva, per i pochi convinti sostenitori delle primarie vere, nel dare un contentino ai vari citrulli che avevano proposto – giusto così, per blaterare qualcosa – le primarie delle idee. Un comitato di saggi messo in piedi da Sinistra, Filantropia e Preveggenza si riunì in un lungo fine settimana nella masseria di Helen Mirren e così deliberò. Le primarie delle idee erano una signora ciofeca. Giacché con le primarie “normali” si sceglieva un unico candidato, così si sarebbe dovuto fare con le primarie delle idee. Il compagno Sportello, portavox del Partito del governatore Abele Cuoredoro, se ne arrivò con codesta riflessione: non era possibile svolgere le primarie delle idee, perché con una sola idea, per quanto super-trendy, non si faceva un programma. Ma tosta fu la replica di Giacinto Cravatta, zompettante segretario cittadino del Partito del Lavoro Complesso: “Facciamo le primarie delle idee su quest'unica idea: se è giusto o no fare le primarie”. Sportello voleva piangere come un vitello o gettarsi a testate contro il pur mite Cravatta, e avrebbe anche fatto o l'una o l'altra cosa (o entrambe) se nella stanza della tavola rotonda non fosse successo l'irreparabile: l'Ipad da polso di Topazio Trillo era scoppiato come un mortaretto. Attentato del centrodestra o acquisto incauto su Ebay?