lunedì 4 luglio 2011

Rocco Siffredi e il sogno infranto del Freddo

“Insomma” - chiese serio il Freddo - “Lei sarebbe disposto a passare un paio d'ore in mia compagnia?”
“D'accordo” - rispose Rocco Siffredi - “Fa strada lei?” Il capo del Partito Populista Magliese aveva conosciuto il pornodivo nello studio romano dello psicanalista Erminio Castromediano, di cui erano entrambi frequentatori. Il Freddo, stringendo la mano all'attore e valutando la sua persona, aveva sentito che forse era vicino alla soluzione del suo persistente problema politico: trovare un candidato sindaco per Smallville all'altezza della situazione.
Il Freddo aveva fatto un sorriso a Rocco e aveva rivolto a Erminio Castromediano una breve domanda, che rendeva plausibile invitare la pornostar all'uscita dallo studio e sequestrarla per la successiva ora e mezza. La domanda era: “Non le dispiace - vero dottore? - se quest'oggi il signor Siffredi salterà la sua seduta?” E aveva indirizzato la nuova conoscenza verso l'uscita. Siffredi era apparso stupito. Ma aveva accettato. Si diedero appuntamento in una sala riservata dell'Hotel Grandeur, conosciuto da entrambi. Sorseggiando due spremute di cicoriella paesana affogate nell'anice stralentino, conversavano amabilmente di fronte a un piatto di mustazzoli e turcinieddhi. Siffredi parlava a ruota libera: del periodo di “Rocco invade la Polonia” (1995) ricordava ogni cosa, e descriveva con dovizia di particolari la società polacca dell'epoca e gli umori diffusi tra la popolazione femminile. Dimostrava un certo talento per il marketing territoriale, non vi era dubbio.
Al Freddo sembrava di sognare: Siffredi era stato uno dei suoi miti giovanili, e ritornava con nostalgia al ricordo delle proiezioni delle sue straordinarie pellicole al Cinema Fasularo di Rizzanello, dove si recava di nascosto con gli amichetti del liceo. Da lì aveva appreso la gran parte del suo immaginario erotico. Non poteva scordare le movimentate trame di “La massaia in calore” (1991), “Ho scopato un'aliena” (1992), “Anal princess” (1996).
La sua mente seria uscì dall'eccitazione del ricordo e si concentrò sulla trattativa. Era lì con Rocco Siffredi per un motivo molto importante: voleva valutare se il tipo che gli stava di fronte ben disposto e affabulatore poteva diventare il candidato vincente per il centrodestra di Smallville. Il Freddo non credeva alle possibilità di Alvaro Giovinotto, almeno fino a che Abelarda Semprevispa non avesse deciso di ritirarsi. E ciò era del tutto improbabile. Per cui bisognava vincere contro l'aspra vegliarda. E contro il centrosinistra. Anche se il centrosinistra ancora cincischiva in una palude di riunioncine strapallose, prima o poi avrebbe cacciato una data per le primarie, e da lì le cose potevano prendere una piega imprevedibile.
Il nome di Siffredi avrebbe prima destato scalpore e incuriosito la popolazione di Smallville. Poi, sentendolo parlare in pubblico, l'elettorato avrebbe compreso che Rocco aveva storie divertenti da raccontare, e anche qualche slogan spudorato.
“Senta Rocco, le interessa la politica?”- chiese infine il Freddo intrecciando i polpastrelli in un piccolo scatto di autorevolezza gestuale.
“Beh, non tanto” - ammise il pornodivo.
“E la carriera politica? Voglio dire: lei lo farebbe il sindaco della più bella città del Sud Italia? Pensi alla nuova penetrazione del suo marchio presso l'opinione pubblica. Non solo nazionale” - prospettò il Freddo. Rocco rimase in silenzio per qualche secondo. Tanto bastò al Freddo per smarrirsi di nuovo nei ricordi dell'adolescenza: scorrevano nella sua mente le immagini e i dialoghi di “Caldi istinti di una ninfomane di lusso” (1992), “Sexophrenia” (1994), “Rocco Siffredi e le Top model” (1995). Pietre miliari della sua immaginazione e della distinzione culturale che ne scaturiva: solo gli adolescenti che avevano accesso al mondo porno di Rocco potevano rappresentare, per il futuro politico populista, la crema di nuovo ceto culturale ben più avanti rispetto ai coetanei. Il Freddo e i suoi amici sapevano che il mondo è fatto di erezioni possenti e di femmine che non vedono l'ora di cavalcarle, di notte e di giorno, dal salumiere e in piscina olimpionica, nel supermercato e in farmacia, sul trespolo del pappagallo e sotto un letto di ospedale, sul tetto di una macchina e su un roveto. Le donne hanno un prezzo: qualche cena elegante, qualche regalo. Ma in fondo – più o meno segretamente – sono assatanate. La politica, aveva scoperto il Freddo, assomigliava a un film porno. Arrivava uno e scopava tutto ciò che incontrava. L'unica qualità richiesta era uno smodato desiderio, capace di incarnarsi per un bel po'.
Il Freddo odiava lo slogan della Lega Razzista Padana “La Lega ce l'ha duro”. Non per il contenuto, ma per il fatto che loro fossero stati i primi a strillarlo nei comizi e ad annettersene il copyright.
Il concetto era esatto: una certa visione della politica – apparentemente solo cinica – in realtà nascondeva un dispositivo pornografico. Sistemare i puzzle della riproduzione economica e sociale equivaleva al sesso. Era interessante quanto e più del sesso.
Il Freddo fece un altro sforzo di concentrazione: ora bisognava portare a casa un candidato che avrebbe potuto urlare in un comizio, senza tema di essere contraddetto: “Noi l'abbiamo più lungo e più duro della Lega”. Il Freddo cominciò a immaginare i manifesti 6 per 3, gli spot televisivi, le pubblicità sui giornali. La campagna sarebbe stata magnifica. Esuberante. Verace.
Siffredi stava uscendo dal proprio silenzio ma il Freddo lo guardò fisso negli occhi, sciolse le dita dal precedente intreccio e disse estatico disegnando lettere nell'aria: “Rocco Siffredi per Smallville. Un uomo che non conosce l'impotenza. Godiamoci la nostra città”.
“Che ne dice Rocco?” - chiese ansioso il Freddo.
“Vede – rispose dopo un'altra lunga pausa il pornodivo - “eravamo entrambi dallo psicanalista due ore fa. Secondo lei qual è il motivo per cui un pornodivo si reca dallo psicanalista? ” - e Rocco si chiuse poi in un nuovo e avvilito silenzio.
La mente del Freddo si perse a fantasticare ancora una volta sugli antichi ricordi, sul “Castello del piacere” (1992), “Sex Animals (2000), “Rocco e Margherita: racconti a pecorina” (1998). I ricordi sfumarono rapidi, questa volta. Il suo sogno era andato in pezzi. Rocco Siffredi non sarebbe stato il suo candidato. Stette zitto e meditabondo per un paio di minuti. Ritrovò presto la sua leggendaria freddezza. In fondo, aveva perso solo due ore del suo tempo. Non era poi un dramma.
“E' stato un piacere conoscerla e parlare con lei. Se passa dalle parti dello Stralento si faccia sentire.
La saluto e buone cose”. Poi il Freddo girò i tacchi e imboccò la porta del privé. Rocco restò lì ancora qualche minuto a sorseggiare la cicoriella paesana affogata nell'anice, poi uscì a sua volta, spiacente di aver deluso il suo antico pubblico.